Edizioni quattrocentesche illustrate della Biblioteca di Santa Scolastica a Subiaco - Parte IV

14/10/2020

Edizioni quattrocentesche illustrate della Biblioteca di Santa Scolastica a Subiaco - Parte IV

Testi scientifici e filosofici

Tra le edizioni incunabole illustrate sublacensi si trovano esemplari di cinque testi di natura scientifica e filosofica. Per quello che riguarda i testi scientifici, il volume V.A.15 è una copia dell’edizione del De Meteoris di Alberto Magno (c. 1200-1280) stampata probabilmente a Venezia dallo stampatore olandese Rinaldo di Nimega nel maggio 1488, mentre l’incunabolo XVII.A.5 è una copia delle Tabulae cosidette ‘alfonsine’ (1221-1284).

Gli incunaboli illustrati di materia filosofica invece includono una copia dell’edizione veneziana delle Etimologie di Isidoro di Siviglia stampata da Peter Löslein nel 1483, una degli Opera di Boezio stampata a Venezia da Giovanni e Gregorio de Gregori nel 1491/1492 e una delle Expositiones di Tommaso D’Aquino stampata ancora a Venezia da Bonetto Locatelli nel settembre 1495.

L’opera di Alberto Magno è un commento ai Metereologica di Aristotele, l’ultimo degli scritti di materia fisica del filosofo greco, in quattro libri. L’edizione di cui si conserva esemplare nel Monastero di Santa Scolastica è la prima delle sole due sopravvissute per tutto il XV secolo; la seconda che sopravvive ad oggi venne stampata nel 1495, da Giovanni e Gregorio de Gregori.

L’edizione 1488 contiene sette illustrazioni silografiche raffiguranti vari aspetti dei fenomeni scientifici trattati nel testo, tra cui la composizione delle meteore, la struttura del globo terrestre diviso da paralleli, circolo equinoziale e tropici, la divisione dei venti settentrionali e meridionali. Per l’edizione 1495 dell’opera sono state utilizzate matrici silografiche diverse da quelle che si trovano nella prima.

 Alberto Magno, De Meteoris [Venezia 1488]

Alberto Magno, De Meteoris [Venezia: 1488] (V.A.15), c. g2r

 

Due sono anche le edizioni che sopravvivono ad oggi delle Tabulae Astronomicae, un testo fondamentale nella storia dell’astronomia, basato sulla teoria di Tolomeo sui moti dei corpi celesti e sulle loro orbite. Si tratta infatti di una serie di studi e compilazioni per prevedere le posizioni del sole, dei pianeti e delle stelle e le date dei maggiori avvenimenti astronomici come le eclissi. La compilazione delle tavole era stata organizzata e promossa da Alfonso il Saggio, Re di Castiglia e Leon tra il 1252 e il 1284, che aveva ingaggiato allo scopo una squadra di circa cinquanta astronomi della scuola di Toledo. Le tavole di per sé non contengono elementi figurativi: sono strutturate come tabelle, costruite inserendo stretti divisori orizzontali nella forma di stampa. L’edizione è però completata dall’inserimento tra il testo e alcune delle tabelle di piccoli bordi decorati, del tipo che spesso veniva usato nelle edizioni veneziane dell’epoca per circondare vignette di contenuto narrativo. I bordi impiegati sono sette in tutto, con ripetizioni per un totale di dodici impressioni. I soggetti ritratti sono vari: si tratta però soprattutto di teste di putti o generici motivi fitomorfi, con fiori, foglie e vasi.

Tabulae Astronomicae realizzate per Alfonso Re di Castiglia [Venezia 1492]

 

Tabulae Astronomicae realizzate per Alfonso Re di Castiglia [Venezia: 1492] (XVII.A.5), caratteristici bordi decorativi

 

Le Etymologiae di Isidoro di Siviglia stampate a Venezia nel 1483 da Peter Löslein sono presenti al monastero di Santa Scolastica in doppia copia, nei volumi legati rispettivamente IV.B.15 e IV.B.16. Si tratta della più antica edizione incunabula stampata in Italia tra le otto che sopravvivono fino ad oggi e si trovano elencate nell’Incunabula Short Title Cataogue, dopo tre edizioni tedesche uscite negli anni ’70 del Quattrocento.

L’unica illustrazione del volume è una grande silografia a piena pagina al foglio e9v che illustra il concetto di albero genealogico, con la scritta ‘Hec est arbor consanguineitatis’. (‘Questo è l’albero delle parentele’). L’immagine accompagna il capitolo quinto del libro IX dell’opera, che tratta ‘De affinitatibus et gradibus’ (‘Dei vari gradi di parentela’). L’albero descrive i vari gradi di parentela prendendo come punto di riferimento un ipotetico soggetto presente, rappresentato al centro dell’albero. L’illustrazione rappresenta un albero dal tronco alto e sottile, con quattro livelli di rami stilizzati; i riferimenti ai vari gradi di parentela sono inseriti in piccoli cerchietti che si trovano sia sul tronco che sui rami. Le parole che si trovano all’interno dei cerchietti, che si riferiscono ai vari gradi di parentela, potevano essere intagliate direttamente nella matrice oppure composte con caratteri mobili. Le generazioni descritte cominciano da quella del trisnonno per arrivare a quella del trisnipote.

L’uso degli alberi genealogici era frequente soprattutto nei testi di diritto canonico dal XII secolo, sia in forma manoscritta che a stampa. L’opera più nota a questo proposito era senz’altro quella del giurista toscano Giovanni d’Andrea (c. 1270-1348) Super arboribus consanguinitatis, affinitatis et cognationis spiritualis et legali, che ebbe circa una cinquantina di stampe nel Quattrocento, la maggior parte delle quali contenenti silografie dello stesso soggetto. Contemporaneamente si trovano anche declinazioni diverse dello stesso soggetto in altre edizioni prodotte con caratteri mobili, come nelle stampe della Genealogia Deorum Gentilium di Giovanni Boccaccio. In quest’opera gli alberi genealogici riguardano le divinità, come nell’esempio qui sotto, tratto da una edizione della Genealogia stampata da Manfredo Bonelli a Venezia nel marzo 1497.

 

Isidoro di Siviglia, Etymologiae [Venezia 1483] (IV.B

      

Isidoro di Siviglia, Etymologiae [Venezia: 1483] (IV.B.15), arbor consanguineitatis


Giovanni Boccaccio, Genealogiae deorum [Venezia 1497]

Giovanni Boccaccio, Genealogiae deorum [Venezia: 1497],
albero genealogico alla carta a7v dell’esemplare di Monaco, Bayerische Staatsbibliothek